Nato nel 1950 e scomparso prematuramente nel 1981 per un incidente stradale, Rino Gaetano ha lasciato un segno indelebile nella musica italiana anche se, come spesso accade, certe canzoni sono state apprezzate maggiormente dopo la sua morte. I suoi brani sono caratterizzati da pochi accordi che si ripetono per tutta la canzone cantata con una voce inconfondibile e roca. Il suo più grande successo l’ha ottenuto andando a san Remo nel 1978 con la canzone Gianna, brano che personalmente non ho mai amato molto e che anche Rino Gaetano era un po’ restio nel portarlo al festival perché troppo simile a Berta filava del 1976.
Sempre nel 1976, Rino Gaetano ha pubblicato l’album e il 45 giri Mio fratello è figlio unico, uno dei brani che amo maggiormente soprattutto per il testo ancora molto attuale. Infatti la canzone affronta il tema dell’emarginazione la quale, ovviamente, porta inevitabilmente alla solitudine, al disprezzo e all’odio. Dall’uscita di quel brano sono passati più di quarant’anni durante i quali la tecnologia ha fatto passi da gigante se si pensa che oggi possiamo metterci in tasca un’enorme quantità di musica per la quale all’epoca occorrevano scaffali e scaffali per contenerla. Non telefoniamo più con le cabine a gettoni ma con l’iphone che abbiamo sempre in tasca, pardon, in mano, e siamo continuamente connessi, connessi, connessi a tutti i social e, con wathzap, riceviamo audio e video dell’amico in bagno però… Spesso siamo soli ed emarginati. E’ impressionante notare che ad essere emarginati non sono i delinquenti, sono le persone che si comportano normalmente e che non fanno del male a nessuno ma che desiderano e cercano d’essere se stesse senza seguire acriticamente la massa come se non si avesse l’uso della ragione. Per essere emarginati basta una semplice e normale caratteristica, un handicap, un modo di pensare diverso dalla massa, non fare quella determinata cosa che fanno tutti, non acquistare l’oggetto che comprano tutti; insomma mille pretesti banali per allontanare chi si discosta leggermente, molto leggermente, da ciò che la grande massa anestetizzata dai signori del profitto e “dall’ignoranza colta”, citazione di Celentano, si aspetta.
Nella canzone Mio fratello è figlio unico Rino Gaetano elenca alcuni dei motivi banali per cui si può essere emarginati e naturalmente rispecchiano l’epoca in cui sono stati scritti, vedi ad esempio Chinaglia che non può passare al Frosinone. Altri motivi sono invece ancora di estrema attualità, vedi Freud, e rimane di estrema attualità il concetto generale della canzone e cioè che per essere emarginati basta fare una vita normalissima senza dare fastidio a nessuno.
Senza nulla togliere alla canzone di Rino Gaetano, aggiungo questo: ricordati che chi ti emargina, e magari lo fa fino al punto di non accettare da te nemmeno qualche contatto virtuale come quello di una mail che può leggere o non leggere senza che tu vada a sbirciare ciò che mangia o cosa fa in camera da letto, quando si troverà nel bisogno senz’altro si ricorderà di te ed in modo particolare se sa che puoi risolvergli o comunque alleviargli la brutta situazione in cui si trova. Fin qui si tratta solo di mancanza di coerenza abbastanza giustificabile perché in caso di grande necessità tutti siamo pronti a calare le braghe o comunque ad allentare un po’ la cinghia. Ciò che invece dà maggiormente fastidio, e personalmente me ne dà davvero tanto, è che chi ti emargina, spesso si ricorda di te non tanto perché si trova nel bisogno ma semplicemente perché in quel momento sei un valido strumento per la sua gloria, per la sua bella figura, per i suoi comodi e semplicemente ti sfrutta come si fa con un oggetto qualsiasi per poi ributtarti via quando non gli servi più. E quando tu che hai dentro di te un senso spiccato e profondo dell’ingiustizia giustamente ti ribelli, sai cosa ti verrà detto? Che si sta facendo il tuo bene. Da notare l’inlogicità dell’affermazione: se mi hai emarginato, significa che la mia vita è andata avanti senza di te, e che, nel bene o nel male, sono diverso da ciò che ero, con la conseguenza che di me non sai un fico secco. Ed allora come fai a fare del bene a qualcuno se non sai nemmeno quali sono le sue esigenze, le sue aspettative, ciò che desidera eccetera?
L’ho fatta un po’ più lunga del previsto, quindi, da youtube,
ecco il brano